logo senza motto

B-Green

Orti sociali e ortofrutta solidale

Mercoledì passeggiando, dopo un appuntamento al Centro Servizi Volontariato di Padova, mi sono imbattuta al Portello in una bancarella di ortofrutta. La zona non è quella del mercato, che è più spostata verso il centro della città, ma siamo in uno dei centri universitari patavini.

Nella mia testa subito le prime domande “come mai qui una bancarella” e “cosa c’entrano i broccoli, con le scritte esposte: “su offerta libera” e “food not bombs”?.

Davanti a loro un bar con dei tavolini in pieno sole mi invitano a una pausa dopo la mia trafficata discesa dai “colli” (quelli euganei) in città. E intanto li guardo: diverse persone, studenti, signore si avvicinano e con fare amichevole dei gestori della bancarella se ne vanno con qualche borsa di frutta e verdura.

Mi avvicino e mi chiedono sorridendo “vuoi prendere qualcosa?” – mi viene spontaneamente chiedergli “chi siete? Cosa fate?”

Faccio conoscenza con Orlando il portavoce dell’Associazione internazionale “Food not bombs” che mi spiega come la frutta e verdura esposta sarebbe andata al macero se non l’avessero messa a disposizione di tutti. Su offerta libera o anche senza si può portare via quello di cui si necessita. “Non è una forma di solidarietà caritatevole” mi spiega Orlando ma una modalità per essere vicini a chi ne ha bisogno, ai più fragili e per educare chi un po’ più di “forza” ce l’ha per combattere lo spreco alimentare.

Mi spiega anche degli orti sociali comunitari che hanno a Camin dove si può coltivare per l’autoconsumo con sementi sostenibili la verdura di stagione.

Sicuramente una visita in primavera la faccio, penso tra me e me allontanandomi con la spesa solidale fatta: una bella merenda di frutta da offrire oggi ai miei figli e alla loro amica dopo la scuola.

Guarda l’intervista

Ti è piaciuto? Condividi l'articolo!
Facebook
LinkedIn
WhatsApp

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *